Questo progetto inizia nel lontano 2009 anno in cui trovai un telaio Ferca.
Nel pensare a come ridarle nuova vita pensai subito ai colori: corpo grigio metallizzato, elementi gialli. come l'originale.
Passano gli anni.
Ed eccoci nel 2012. con un cannello di fiamma ossiacetilanica in mano da pochi mesi e il cercar di capire i voleri di mister ottone e mister castolin.
Il nome intanto è stato cercato e sognato: Zenigata. una bici da inseguimento.
Il mezzo è stato (ri)trovato. il telaio Ferca.
Triangolo posteriore e particolari tutti dissaldati.
foderi inferiori incurvati, altezza tra mc e mozzo ridotta a 65 mm.
forcellini posteriori orizzonatali.
foderi superiori saldati al tubo sella.
Ponticelli essenziali saldati ad ottone, il resto a castolin.
tubo orizzonatele ora con slope negativo (2 gradi).
angolo sterzo e angolo sella portati a 76 e 77 gradi.
Avancorsa invariata (CORREZIONE: distanza D, tra mc e mozzo anteriore), 610mm.
Prima trovi il colore, poi il carattere della bici, poi il nome. infine la costruisci. reverse enginnering?
com'era prima? https://picasaweb.google.com/spaspops/Zenigata#
com'è ora?http://mobibic.blogspot.it/2013/05/uf-zenigata.html
foto
martedì 25 dicembre 2012
lunedì 3 settembre 2012
30 e lode
#Salvaiciclisti
lancia #30elode: petizione popolare per limite 30 km/h in tutte le
aree residenziali d'Italia
2.556
ciclisti e 7.625 pedoni uccisi sulle strade italiane è il tragico
bollettino degli ultimi 10 anni di quella che sempre più somiglia ad
una guerra.
Per
porvi freno, il movimento
#salvaiciclisti ha oggi lanciato una petizione on line
(change.org/30elode) indirizzata ai presidenti di Camera e Senato,
al presidente della Commissione Trasporti alla Camera, Mario Valducci
e, per conoscenza, ad altri parlamentari ed esponenti del panorama
politico italiano per chiedere la riduzione dei limiti di velocità
massima all’interno delle aree residenziali a 30 km/h ad eccezione
delle arterie a scorrimento veloce.
“30
km/h significa offrire l’opportunità a chi conduce dei veicoli
motorizzati di reagire prontamente ed evitare gli impatti che si
possono verificare in strada: bambini che giocano, pedoni , ciclisti
o anche animali che attraversano all’improvviso.”si legge sul
sito del movimento che si batte per una mobilità che rimetta al
centro le persone.
La
richiesta dei 30 km/h è uno dei punti fondanti del manifesto di
#salvaiciclisti e del’iniziativa “Caro Sindaco” che lo scorso
febbraio generarono grande dibattito sui social media e portarono 63
senatori e i sindaci di oltre 100 città ad aderire alle richieste
del movimento.
Oltre
all’annuncio del lancio della petizione, sul sito del movimento è
stata anche inserita
una presentazione
che include un sunto della letteratura scientifica disponibile, delle
esperienze provenienti nel resto del mondo e una confutazione punto
per punto dei soliti pregiudizi che solitamente circondano la
mitigazione del traffico.
Sfogliandola
si ha la possibilità di scoprire che ogni morto sulle strade costa
mediamente alla società oltre 1,3 milioni di euro e che, riducendo
la velocità a 30 km/h, oltre a dimezzare il numero di morti e feriti
in città, sarebbe agevolato anche lo sviluppo dei bambini, ormai
impossibilitati a vivere la strada. Per contro, i tempi di
percorrenza media per gli automobilisti aumenterebbero di appena il
3%.
“Uno
degli obiettivi - fanno sapere dal movimento - è instaurare un
dibattito sano e scevro da pregiudizi infondati riguardo al tema
della sicurezza sulle nostre strade anche in vista della Settimana
Europea della Mobilità che si terrà dal 16 al 22 settembre”
La
petizione lanciata dal movimento #salvaiciclisti segue di pochi
giorni l’annuncio della sperimentazione del limite di 30 km/h
all’interno della cerchia dei navigli nel Comune di Milano. Tutto
lascia credere che il dibattito in proposito sarà molto acceso e che
il Parlamento italiano dovrà presto o tardi schierarsi.
Per
seguire la vicenda su twitter, l’hashtag di riferimento è #30eLode
mercoledì 1 agosto 2012
Australia's helmet law disaster - traduzione dell'articolo
Australia's helmet law disaster
Articolo di Luke Turner tradotto da MOBIBIC
Appunti per la lettura:
Con la presentazione di questo articolo e di questa traduzione si vuole semplicemente informare su ciò che accade in Australia.
Oltre a questo articolo si vorrebbe avere la possibilità di poter pubblicare degli studi italiani a riguardo, tuttavia non esistono ancora studi effettuati in Italia riguardanti
questo argomento come invece ve ne sono stati in altri paesi e in particolare
in Australia in cui vige l’obbligatorietà del casco.
L’importante è non assumere
mai il concetto che ciò che accade all’estero sia da assumere come sacrosanto ed applicabile (o, ancor peggio, da applicare ad ogni costo)
in Italia.
Servono studi italiani. O vogliamo continuare a gingillarci con Leonardo, Galileo e Marconi e a disperarci per i cervelli in fuga?
Qui e qui l'articolo originale. Di seguito la traduzione.
L'Australia è uno dei due soli paesi nel mondo con leggi riguardanti
l’obbligatorietà dell’uso del casco in bicicletta ad ogni età (Mandatory bicycle Helmet Laws, MHLs).
Queste leggi introdotte negli anni novanta dai governi federali sotto la minaccia di tagli sui fondi federali di finanziamento delle strade, imponevano l’idea per cui fosse un crimine per un adulto usare la bicicletta senza casco; da allora il medesimo concetto è stato applicato solo in Nuova Zelanda (1994) e in una manciata di giurisdizioni locali o regionali (soprattutto in Nord America).
Israele ha sperimentato il medesimo concetto introducendo una legge nazionale ma abrogandola nel 2011 dopo quattro anni di prova.
Non è quindi un mistero perché il resto
del mondo abbia evitato di rendere obbligatorio l’uso del casco caschi: da
quasi ogni punto di vista, le leggi che imponevano l’uso obbligatorio del casco
in bicicletta sono risultate essere un disastro.
Ci sono molte obiezioni alle MHLs: esse non decrementano i tassi di
infortuni, ma scoraggiano il regolare uso ricreativo della bicicletta (in
un'epoca caratterizzata da un’elevata percentuale di individui obesi) e vengono
percepite come un'inutile e ingiusta intrusione nella libertà dell’individuo.
La prima critica alle leggi riguardanti il casco obbligatorio sulle
biciclette è quindi molto semplice: non fanno ciò per cui sono state ideate.
Lo studio più esteso e completo sugli
effetti reali delle MHLs sul tasso di infortuni appartiene al ricercatore
australiano, Dr. Dorothy Robinson dell'Università del New England, che ha evidenziato
come “le leggi che obbligano l’uso del casco scoraggiano l’uso della bicicletta
ma non producono nessun miglioramento nelle percentuale di lesioni alla testa”.
Anche dopo 20 anni e molto tempo impiegato nella ricerca, non c'è ancora
alcuna prova convincente che le leggi introdotte per rendere obbligatorio l’uso
del casco in Australia abbiano ridotto il tasso di infortuni della popolazione.Vi è certamente evidenza che indossare un casco porti una certa protezione nei riguardi di colpi alla testa, tuttavia il beneficio è limitato.
Gravi lesioni alla testa tra i ciclisti non sono particolarmente comuni, nel contempo i caschi non riescono a impedire tutti (o anche una percentuale elevata) di questi ultimi, piuttosto forniscono delle ulteriori marginali probabilità di diminuire tali lesioni.
Le cosiddette MHLs tendono a cambiare il comportamento della gente e la
loro percezione del rischio.
Infatti alcuni ciclisti tendono a prendere maggiori rischi durante la guida
con un casco piuttosto che senza, dall’altra parte studi hanno dimostrato che
alcuni automobilisti guidano più vicini ai ciclisti che indossano un casco
rispetto a quelli sprovvisti.
Questa tendenza (sia dei ciclisti
che degli automobilisti) a reagire ad un percepito aumento in sicurezza
prendendo maggiori rischi è conosciuta come “compensazione del rischio” (risk
compensation).
Da sottolineare come, l’uso di leggi riguardanti l’obbligatorietà del casco,
riducono drasticamente il numero di ciclisti su strada, portando ad un aumento
del rischio per coloro che invece rimangono utilizzatori della bicicletta: effetto
riconosciuto per cui ad una diminuzione del numero di ciclisti corrisponde un
aumento degli incidenti che li coinvolgono.
Non sorprende quindi che l’uso
obbligatorio del casco abbia, attraverso uno dei precedenti modi, scoraggiato
molti ad usare la bicicletta.
Al momento dell’introduzione, negli ani ’90, di queste leggi, il numero di
viaggi in bicicletta è diminuito complessivamente del 30-40% complessivo,
raggiungendo percentuali dell’80% per alcuni gruppi demografici, come ad
esempio per le ragazze tra i 12 e i 19 anni.
Ancora oggi l’uso obbligatorio del casco è un importante fattore di
dissuasione per l’uso della bicicletta.
Una recente indagine condotta dal professor Chris Rissel dell'Università di
Sydney ha evidenziato come il 23 per cento degli adulti di Sydney sarebbe
disposto a usare maggiormente la bici se l’uso del casco fosse facoltativo (una
percentuale significativa dato che al momento soltanto il 15-20% delle persone
usano regolarmente la bici) e che una modifica alle leggi MHLs per consentire a
i ciclisti adulti una libera scelta porterebbe ad un raddoppio approssimativo
dell’uso della bicicletta nella città di Sydney.
L’introduzione delle MHLs sono la ragione
principale del fallimento di due sistemi pubblici di noleggio di biciclette in
Australia. Brisbane e Melbourne sono le uniche due città nel mondo in cui
convivono le leggi MHLs e il noleggio pubblico di biciclette: mentre in città
come Parigi, Londra, Montreal, Washington DC e Dublino questi sistemi di
noleggio si sono sviluppati enormemente, Brisbane e Melbourne mantengono ancora
le percentuali più basse di utilizzo di tutto il mondo.
Per facilitare un incremento nell’uso della bicicletta la città di Sydney
ha chiesto che la legislazione attuale riguardante l’uso obbligatorio del casco
venga riesaminata.
Il ciclismo è genericamente un'attività sicura dove i benefici superano i
rischi dovuti agli incidenti stradali con ampio margine. Una ricerca britannica
indica come il numero di anni di vita guadagnati grazie all’attività fisica
data dall’uso della bici superino il numero di anni di vita persi a causa delle
morti durante l’uso della bicicletta di un fattore di 20:1.
Un recente studio sugli utenti del sistema di noleggio biciclette di Barcellona
innalza questo rapporto a 77:1.
In Australia i problemi di salute connessi ad una mancanza di esercizio
fisico risultano essere un problema molto più grande delle lesioni alla testa
dovute ad incidenti in bicicletta.
Secondo la Heart
Foundation la mancanza di attività fisica causa
16.000 morti premature ogni anno, surclassando di forza i circa 40 decessi
all’anno tra i ciclisti.
È poco ragionevole per i vari governi australiani cercare di incoraggiare l’esercizio
fisico mentre allo stesso tempo si mantiene una legislazione che scoraggia ed
impedisce alle persone di partecipare ad una semplice forma di esercizio quale
è quella di andare in bicicletta.
Ogni anno la polizia emette decine di
migliaia di multe per tutti gli australiani che si applicano in un'attività che
non risulta essere di pericolo alcuno per qualsiasi altra persona o proprietà.
Alcuni ciclisti inoltre sono stati incarcerati per essersi rifiutati o per non
esser stati in grado di pagare multe legate al non uso del casco in bicicletta.
I ciclisti australiani che vogliono guidare senza casco sono impediti nel
farlo, non perché è imprudente o pericoloso, ma semplicemente perché questa
attività già sicura e sana di per sé, verrebbe resa (marginalmente) più sicura
con l'uso di un casco.
Il miglior giudice di quando un casco sia realmente necessario non può che
essere l’individuo stesso, in grado di valutare le particolari circostanze in
cui si ritrova a pedalare. I ciclisti che in modo pacato e prudente usano le piste
ciclabili o intraprendono brevi tragitti su strade locali potrebbero essere più
inclini nel desiderare di sentire il vento tra i capelli.
Le MHLs non sono solo inutili e ingiuste,
sono incoerenti: i pedoni e gli occupanti delle vetture occupano un numero di posti
in ospedale per lesioni al capo decisamente maggiore rispetto ai ciclisti.
Nonostante questo, poche persone sostengono che l’obbligatorietà di indossare
il casco anche per chi cammina o guida sia essenziale per la loro sicurezza.
Dopo 20 anni, i risultati sono chiari: l'esperimento per rendere il casco
della bicicletta obbligatorio non è riuscito.
Abbiamo bisogno di modificare la legge per consentire gli adulti la libertà
di scegliere se un casco è necessario o meno quando sono in bicicletta.
Ancora alcuni scelgono di indossare caschi
in qualsiasi occasione e questa è una decisione assolutamente ragionevole.
Tuttavia in molte situazioni è perfettamente sicuro pedalare senza indossare il
casco e l'Australia dovrebbe unirsi al resto del mondo, permettendo questa
semplice libertà.
BIBLIOGRAFIA
[1] Robinson, D.L. (2006) No clear evidence from countries that have enforced the wearing of helmets,
British Medical Journal.
[2] Robinson, D.L. (2005) Safety in numbers in Australia: more walkers and bicyclists, safer walking and
bicycling. Health Promotion Journal of Australia.
[3] Rissel, C., Wen, L.M. (2011) The possible effect on frequency of cycling if mandatory bicycle helmet
legislation was repealed in Sydney, Australia: a cross sectional survey, Health Promotion Journal of
Australia.
[4] Rojas-Rueda, D. et al. (2011) The health risks and benefits of cycling in urban environments
compared with car use: health impact assessment study, British Medical Journal
BIBLIOGRAFIA
[1] Robinson, D.L. (2006) No clear evidence from countries that have enforced the wearing of helmets,
British Medical Journal.
[2] Robinson, D.L. (2005) Safety in numbers in Australia: more walkers and bicyclists, safer walking and
bicycling. Health Promotion Journal of Australia.
[3] Rissel, C., Wen, L.M. (2011) The possible effect on frequency of cycling if mandatory bicycle helmet
legislation was repealed in Sydney, Australia: a cross sectional survey, Health Promotion Journal of
Australia.
[4] Rojas-Rueda, D. et al. (2011) The health risks and benefits of cycling in urban environments
compared with car use: health impact assessment study, British Medical Journal
2072.7
questi sono i km percorsi da sabato 7/7 ore 8.10 a sabato 28/7 ore 18.30.
al di là dei numeri mi porto nel cuore ben altre cose.
le persone incontrate, alcune sono fugaci sguardi , altre sono scambio di parole o indicazioni stradali, altre sono nuovi amici e conoscenze da coltivare, altre ancora sono persone che non rivedrò mai più. eppure sono tutte legate da un sottile filo che ho tracciato e che lentamente si sta già sfaldando. come è giusto che sia.
sta a me cercare di rinforzarlo e ricucirlo dove avrò la possibilità e la voglia. magari rimpinzando il mio diario di bordo.magari altro.
al di là dei numeri mi porto nel cuore ben altre cose.
le persone incontrate, alcune sono fugaci sguardi , altre sono scambio di parole o indicazioni stradali, altre sono nuovi amici e conoscenze da coltivare, altre ancora sono persone che non rivedrò mai più. eppure sono tutte legate da un sottile filo che ho tracciato e che lentamente si sta già sfaldando. come è giusto che sia.
sta a me cercare di rinforzarlo e ricucirlo dove avrò la possibilità e la voglia. magari rimpinzando il mio diario di bordo.magari altro.
martedì 26 giugno 2012
il mezzo giro d'Italia
ovvero Verderio Roma Verderio! in bici. ovvio.
ah..già..chi mi ospita?
Visualizza Senza titolo in una mappa di dimensioni maggiori
ah..già..chi mi ospita?
Visualizza Senza titolo in una mappa di dimensioni maggiori
pronto per il mezzo giro d'Italia
a breve si parte...
mancano un botto di cose! e pure il mio pc ha deciso di andare in ferie...disco rigido danneggiato: speriamo di recuperare almeno la tesi!
ecco l'andata.
mancano un botto di cose! e pure il mio pc ha deciso di andare in ferie...disco rigido danneggiato: speriamo di recuperare almeno la tesi!
ecco l'andata.
giovedì 14 giugno 2012
critical digital mass per http://www.bici-initinere.info
Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri
della Repubblica Italiana, Prof. Mario Monti,
Abbiamo molto apprezzato la nota con cui Lei
il 14 maggio scorso ha dato sostegno alle istanze della campagna
#salvaiciclisti sottolineando i vantaggi economici derivanti dall’uso della
bicicletta in ambito urbano e definendo la bicicletta come “mezzo di trasporto
“intelligente”, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale, sia a livello
economico, dato che riduce sensibilmente i costi legati alla mobilità urbana,
sia, aspetto non meno rilevante, per la salute degli individui.”
Infatti, in questo periodo di crisi economica, per ridurre i costi derivanti dalla mobilità, molte persone fanno sempre più ricorso all’uso della bici, anche per andare al lavoro.
Infatti, in questo periodo di crisi economica, per ridurre i costi derivanti dalla mobilità, molte persone fanno sempre più ricorso all’uso della bici, anche per andare al lavoro.
Purtroppo nel nostro Paese coloro che decidono
di utilizzare la bici per recarsi al lavoro, si trovano a confrontarsi con una
legislazione che, non solo non incentiva, ma addirittura penalizza chi utilizza
questo mezzo di trasporto. In Italia, in caso di sinistro durante il percorso
casa-lavoro effettuato in bicicletta, l’INAIL riconosce al lavoratore lo status
di “infortunio in itinere” “purché avvenga su piste ciclabili o su strade
protette; in caso contrario, quando ci si immette in strade aperte al traffico
bisognerà verificare se l`utilizzo era davvero necessario” [nota
INAIL].
Mentre nel resto d’Europa l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto per recarsi al lavoro è sistematicamente incentivato e promosso, in Italia il lavoratore che decide di spostarsi senza inquinare e senza creare traffico, non solo non riceve alcun incentivo, ma deve farlo a proprio rischio e pericolo e senza tutele.
Mentre nel resto d’Europa l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto per recarsi al lavoro è sistematicamente incentivato e promosso, in Italia il lavoratore che decide di spostarsi senza inquinare e senza creare traffico, non solo non riceve alcun incentivo, ma deve farlo a proprio rischio e pericolo e senza tutele.
Allo scopo di mettere fine a questo
anacronismo è in corso una campagna promossa dalla Federazione Italiana Amici
della Bicicletta (FIAB) che chiede la modifica dell’art. 12 del D.Lgs. 38/2000
e di aggiungere al testo attuale la frase: “L’uso della bicicletta è
comunque coperto da assicurazione, anche nel caso di percorsi brevi o di
possibile utilizzo del mezzo pubblico”, esattamente come previsto per il lavoratore che si reca al lavoro a
piedi.
La proposta della FIAB ha già raccolto oltre
diecimila firme e ricevuto parere favorevole da parte di ben tre Regioni, tre
Province e sedici Comuni tra cui Milano, Bologna e Venezia che ravvisano grande
imbarazzo nel chiedere ai concittadini e ai propri dipendenti di usare la
bicicletta senza poter garantire nel contempo adeguate tutele.
Con la presente chiediamo a Lei, al Ministro
del Lavoro e delle Politiche Sociali e ai Presidenti di Camera e Senato di
voler intervenire al più presto per porre fine a questa discriminazione che non
ha eguali in Europa e di accogliere questa proposta di modifica legislativa.
Per ulteriori informazioni sul tema
dell’infortunio in itinere per il pendolare in bicicletta, Le segnaliamo il
sito internet www.bici-initinere.info
che è stato predisposto allo scopo di diffondere consapevolezza rispetto a
questa campagna.
Confidando in una sua pronta risposta e
auspicandoci condivisione nel merito,
cogliamo l’occasione per salutarla
cordialmente
--------------------------
Se anche tu ritieni che chi si reca al lavoro
in bicicletta non debba essere vittima di discriminazioni invia questa lettera
direttamente al Presidente del Consiglio, al Ministro competente e ai
Presidenti di Camera e Senato: e.olivi@governo.it;
gabinettoministro@mailcert.lavoro.gov.it;
fini_g@camera.it; schifani_r@posta.senato.it.
Inoltre puoi contribuire alla diffusione di
questa iniziativa attraverso il tuo blog, il tuo sito internet oppure
attraverso il tuo account di Facebook o di Twitter.
lunedì 23 aprile 2012
mercoledì 11 aprile 2012
traffic camp, i(l) video
sabato 7 aprile 2012
UTILI PRECISAZIONI SUL CONTROMANO
di seguito il comunicato del presidente FIAB:
BICI "CONTROMANO": NON FACCIAMO CONFUSIONE
IL PROVVEDIMENTO NON VA APPLICATO DOVUNQUE CREANDO ALLARMI E PROTESTE
ALCUNE PRECISAZIONI DEL PRESIDENTE FIAB, ANTONIO DALLA VENEZIA
Con riferimento alla notizia riportata da alcuni organi di stampa in modo equivoco o inesatto, in relazione al tema del “controsenso ciclabile”, ossia della possibilità di adottare il provvedimento di doppio senso per le bici su strade a senso unico a seguito di un parere del Ministero Infrastrutture e Trasporti, è doveroso precisare quanto segue:
1) non si tratta di una norma generale ed astratta, ma di un parere tecnico importante, atteso da tempo, che riteniamo utile e anzi fondamentale per lo sviluppo della ciclabilità e la sicurezza stradale ma che va applicato con saggezza;
2) l’applicazione nei singoli casi è competenza degli organi proprietari delle strade (nei nostri casi, solitamente, i Comuni), che devono valutarne l'applicabilità concreta alle situazioni specifiche, in presenza di condizioni particolari;
3) in assenza di diversa indicazione, continuano a valere le prescrizioni di rilevanza generale previste dal codice della strada che devono pertanto essere rispettate da tutti, ciclisti inclusi;
4) chiediamo a tutti gli organi di comunicazione di prestare attenzione a una corretta ed attenta divulgazione delle informazioni per non provocare letture distorte, frettolose e controproducenti che rischiano anche di vanificare la portata innovativa e di buon senso contenuta nel parere reso dal Ministero.
Già nel comunicato stampa FIAB di ieri veniva precisato che la circolazione delle bici non sarebbe stata consentita in controsenso dovunque ma, con provvedimento amministrativo del Comune, solo nei casi di “strade larghe almeno 4,25 metri, zone con limite di 30 km/h, zone a traffico limitato, assenza di traffico pesante".
Antonio Dalla Venezia
Presidente FIAB
BICI "CONTROMANO": NON FACCIAMO CONFUSIONE
IL PROVVEDIMENTO NON VA APPLICATO DOVUNQUE CREANDO ALLARMI E PROTESTE
ALCUNE PRECISAZIONI DEL PRESIDENTE FIAB, ANTONIO DALLA VENEZIA
Con riferimento alla notizia riportata da alcuni organi di stampa in modo equivoco o inesatto, in relazione al tema del “controsenso ciclabile”, ossia della possibilità di adottare il provvedimento di doppio senso per le bici su strade a senso unico a seguito di un parere del Ministero Infrastrutture e Trasporti, è doveroso precisare quanto segue:
1) non si tratta di una norma generale ed astratta, ma di un parere tecnico importante, atteso da tempo, che riteniamo utile e anzi fondamentale per lo sviluppo della ciclabilità e la sicurezza stradale ma che va applicato con saggezza;
2) l’applicazione nei singoli casi è competenza degli organi proprietari delle strade (nei nostri casi, solitamente, i Comuni), che devono valutarne l'applicabilità concreta alle situazioni specifiche, in presenza di condizioni particolari;
3) in assenza di diversa indicazione, continuano a valere le prescrizioni di rilevanza generale previste dal codice della strada che devono pertanto essere rispettate da tutti, ciclisti inclusi;
4) chiediamo a tutti gli organi di comunicazione di prestare attenzione a una corretta ed attenta divulgazione delle informazioni per non provocare letture distorte, frettolose e controproducenti che rischiano anche di vanificare la portata innovativa e di buon senso contenuta nel parere reso dal Ministero.
Già nel comunicato stampa FIAB di ieri veniva precisato che la circolazione delle bici non sarebbe stata consentita in controsenso dovunque ma, con provvedimento amministrativo del Comune, solo nei casi di “strade larghe almeno 4,25 metri, zone con limite di 30 km/h, zone a traffico limitato, assenza di traffico pesante".
Antonio Dalla Venezia
Presidente FIAB
mercoledì 4 aprile 2012
c'è un doppio senso...
Nel mio lavoro di tesi non avevo mai preso in considerazione questa possibilità (doppio senso riservato alle sole bici, nei tratti a velocità limitata ai 30km/h) in quanto non prevista dalla normativa. Rimane il fatto che al ciclista ciò che da' fastidio non è la velocità delle auto quanto il differenziale di velocita' tra bici e auto (che, in questo caso aumenterà di 30-40 km/h): quindi ora è veramente necessario calmierare le velocità dei veicoli a motore.
Una nota personale: gli spazi da condividere tra ciclisti ed automobilisti si stanno riducendo sempre di più. è necessario, anche a fronte di un incremento del numero di ciclisti impostare delle regole ferrere che tutti gli utenti della strada devono seguire! se non a breve inizierà un buon massacro. un automobilista indisciplinato si trova a confrontarsi con un sistema modellato sulle auto ma un ciclista indisciplinato si trova a confrontarsi con un sistema che si basa sulle tonnellate e non sui kilogrammi...
--------------FROM FIAB---------------
Si al doppio senso "limitato" alle biciclette nelle strade a senso unico: lo dice il Ministero.
Dalla Venezia, presidente FIAB: "Accolte le nostre proposte, finalmente prevale il buon senso"
La Direzione Generale per la sicurezza stradale del Ministero Infrastrutture e Trasporti, accogliendo una proposta della FIAB, ha dato parere positivo alla circolazione in bicicletta nei due sensi di marcia nelle strade a senso unico. Tale soluzione tecnica può essere applicata "su strade larghe almeno 4,25 metri, in zone con limite di 30 km/h, nelle zone a traffico limitato e in assenza di traffico pesante". Praticamente nella stragrande maggioranza dei centri urbani delle nostre città.
Il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia dichiara: "Siamo veramente soddisfatti e ringraziamo il Ministero per questa apertura verso la mobilità ciclistica. Ha finalmente prevalso il buon senso. E' evidente che la FIAB ha avuto ragione a battere sullo stesso chiodo. Da anni chiedevamo di consentire, nei centri urbani, il doppio senso di marcia nelle strade a senso unico. Alcuni comuni virtuosi e coraggiosi, come Reggio Emilia, hanno introdotto già questa soluzione che, di fatto, consente al ciclista di usufruire di tragitti più brevi, evitando di seguire i sensi unici pensati esclusivamente per le auto e che portano il ciclista a fare giri molto più lunghi. Praticamente una maniera per scoraggiare l'uso della bicicletta".
Ma cosa è successo in concreto? Lo spiega Enrico Chiarini, ingegnere, uno dei responsabili dell'Area Tecnica della FIAB: "La mia tesi, che porto avanti da anni, è che in attesa di un aggiornamento normativo fosse possibile comunque fare un passo in avanti promuovendo la conversione di alcuni sensi unici a doppio senso limitato alle biciclette, concedendo una direzione a tutti i veicoli e due esclusivamente alle biciclette. In Europa questa è una pratica molto diffusa. Basta girare nel resto d'Europa, per esempio, per vedere applicato sulla palina del segnale stradale delle strade ad un senso di marcia, un cartello integrativo con la scritta "eccetto bici". In Italia alcuni comuni hanno già adottato tale soluzione sia su strade singole che su intere zone dei centri storici regolati come le "Zona 30". Ma si tratta di mosche bianche. Il Ministero, finalmente, dando parere favorevole alla nostra proposta, pur con prescrizioni compatibili con i contesti urbani, di fatto ha offerto alle amministrazioni locali un nuovo strumento a favore del traffico ciclistico. Ma non è tutto. L'applicazione di tale soluzione consentirà il completamento a basso costo della rete ciclabile urbana di molti comuni italiani e di fatto offrirà al ciclista interessanti alterative a strade fortemente trafficate".
Per tutti gli approfondimenti tecnici: http://fiab-areatecnica.it/mobilita-ciclistica-urbana/sensi-unici/424-controsenso-in-bici-finalmente-prevale-il-buon-senso.html
giovedì 22 marzo 2012
lunedì 19 marzo 2012
video e slides di trafficcamp
come dice Maran, ci vorrebbe un traffic camp ogni sei mesi. molte idee e molte attività svolte in modo gratuito per la comunità. una giornata stupenda. E possibili collaborazioni all'orizzonte.
slides: http://www.slideshare.net/TrafficCamp
video: http://www.livestream.com/radiopopolare/video?clipId=pla_50ff902e-56ca-4b68-a6c1-6798e2b22bff&utm_source=lslibrary&utm_medium=ui-thumb
io sono a 1h10min, bikedistrict a 25min
Grazie ad Alessio e Paola per l'ottima organizzazione!
http://barcamp.org/w/page/51089824/TrafficCamp
slides: http://www.slideshare.net/TrafficCamp
video: http://www.livestream.com/radiopopolare/video?clipId=pla_50ff902e-56ca-4b68-a6c1-6798e2b22bff&utm_source=lslibrary&utm_medium=ui-thumb
io sono a 1h10min, bikedistrict a 25min
Grazie ad Alessio e Paola per l'ottima organizzazione!
http://barcamp.org/w/page/51089824/TrafficCamp
lunedì 27 febbraio 2012
MOBIBIC A TRAFFIC CAMP
il 16 marzo farò una presentazione superveloce (5 minuti) del mio lavoro durante l'evento TRAFFIC CAMP.
Nel frattempo:
cities fit for cycling
via
http://www.feelgoodcsr.it/
oppure, per i fringuelli italiani tw
Nel frattempo:
cities fit for cycling
via
http://www.feelgoodcsr.it/
oppure, per i fringuelli italiani tw
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