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martedì 25 dicembre 2012

Ben arrivata Zenigata

Questo progetto inizia nel lontano 2009 anno in cui trovai un telaio Ferca.
Nel pensare a come ridarle nuova vita pensai subito ai colori: corpo grigio metallizzato, elementi gialli. come l'originale.

Passano gli anni.

Ed eccoci nel 2012. con un cannello di fiamma ossiacetilanica in mano da pochi mesi e il cercar di capire i voleri di mister ottone e mister castolin.

Il nome intanto è stato cercato e sognato: Zenigata. una bici da inseguimento.

Il mezzo è stato (ri)trovato. il telaio Ferca.

Triangolo posteriore e particolari tutti dissaldati.

foderi inferiori incurvati, altezza tra mc e mozzo ridotta a 65 mm.
forcellini posteriori orizzonatali.
foderi superiori saldati al tubo sella.

Ponticelli essenziali saldati ad ottone, il resto a castolin.

tubo orizzonatele ora con slope negativo (2 gradi).

angolo sterzo e angolo sella portati a 76 e 77 gradi.

Avancorsa invariata (CORREZIONE: distanza D, tra mc e mozzo anteriore), 610mm.

Prima trovi il colore, poi il carattere della bici, poi il nome. infine la costruisci. reverse enginnering?

com'era prima? https://picasaweb.google.com/spaspops/Zenigata#

com'è ora?http://mobibic.blogspot.it/2013/05/uf-zenigata.html

lunedì 3 settembre 2012

30 e lode


#Salvaiciclisti lancia #30elode: petizione popolare per limite 30 km/h in tutte le aree residenziali d'Italia

2.556 ciclisti e 7.625 pedoni uccisi sulle strade italiane è il tragico bollettino degli ultimi 10 anni di quella che sempre più somiglia ad una guerra.
Per porvi freno, il movimento #salvaiciclisti ha oggi lanciato una petizione on line (change.org/30elode) indirizzata ai presidenti di Camera e Senato, al presidente della Commissione Trasporti alla Camera, Mario Valducci e, per conoscenza, ad altri parlamentari ed esponenti del panorama politico italiano per chiedere la riduzione dei limiti di velocità massima all’interno delle aree residenziali a 30 km/h ad eccezione delle arterie a scorrimento veloce.

30 km/h significa offrire l’opportunità a chi conduce dei veicoli motorizzati di reagire prontamente ed evitare gli impatti che si possono verificare in strada: bambini che giocano, pedoni , ciclisti o anche animali che attraversano all’improvviso.”si legge sul sito del movimento che si batte per una mobilità che rimetta al centro le persone.
 
La richiesta dei 30 km/h è uno dei punti fondanti del manifesto di #salvaiciclisti e del’iniziativa “Caro Sindaco” che lo scorso febbraio generarono grande dibattito sui social media e portarono 63 senatori e i sindaci di oltre 100 città ad aderire alle richieste del movimento.
Oltre all’annuncio del lancio della petizione, sul sito del movimento è stata anche inserita una presentazione che include un sunto della letteratura scientifica disponibile, delle esperienze provenienti nel resto del mondo e una confutazione punto per punto dei soliti pregiudizi che solitamente circondano la mitigazione del traffico.
Sfogliandola si ha la possibilità di scoprire che ogni morto sulle strade costa mediamente alla società oltre 1,3 milioni di euro e che, riducendo la velocità a 30 km/h, oltre a dimezzare il numero di morti e feriti in città, sarebbe agevolato anche lo sviluppo dei bambini, ormai impossibilitati a vivere la strada. Per contro, i tempi di percorrenza media per gli automobilisti aumenterebbero di appena il 3%.

Uno degli obiettivi - fanno sapere dal movimento - è instaurare un dibattito sano e scevro da pregiudizi infondati riguardo al tema della sicurezza sulle nostre strade anche in vista della Settimana Europea della Mobilità che si terrà dal 16 al 22 settembre”

La petizione lanciata dal movimento #salvaiciclisti segue di pochi giorni l’annuncio della sperimentazione del limite di 30 km/h all’interno della cerchia dei navigli nel Comune di Milano. Tutto lascia credere che il dibattito in proposito sarà molto acceso e che il Parlamento italiano dovrà presto o tardi schierarsi.


Per seguire la vicenda su twitter, l’hashtag di riferimento è #30eLode

mercoledì 1 agosto 2012

Australia's helmet law disaster - traduzione dell'articolo



Australia's helmet law disaster
Articolo di Luke Turner tradotto da MOBIBIC

Appunti per la lettura:
Con la presentazione di questo articolo e di questa traduzione si vuole semplicemente informare su ciò che accade in Australia.
Oltre a questo articolo si vorrebbe avere la possibilità di poter pubblicare degli studi italiani a riguardo, tuttavia non esistono ancora studi effettuati in Italia riguardanti questo argomento come invece ve ne sono stati in altri paesi e in particolare in Australia in cui vige l’obbligatorietà del casco.
L’importante è non assumere mai il concetto che ciò che accade all’estero sia da assumere come sacrosanto ed applicabile (o, ancor peggio, da applicare ad ogni costo) in Italia.
Servono studi italiani. O vogliamo continuare a gingillarci con Leonardo, Galileo e Marconi e a disperarci per i cervelli in fuga?
Qui e qui l'articolo originale. Di seguito la traduzione.


L'Australia è uno dei due soli paesi nel mondo con leggi riguardanti l’obbligatorietà dell’uso del casco in bicicletta ad ogni età (Mandatory bicycle Helmet Laws, MHLs).
 
Queste leggi introdotte negli anni novanta dai governi federali sotto la minaccia di tagli sui fondi federali di finanziamento delle strade, imponevano l’idea per cui fosse un crimine per un adulto usare la bicicletta senza casco; da allora il medesimo concetto è stato applicato solo in Nuova Zelanda (1994) e in una manciata di giurisdizioni locali o regionali (soprattutto in Nord America).
Israele ha sperimentato il medesimo concetto  introducendo una legge nazionale ma abrogandola nel 2011 dopo quattro anni di prova.

Non è quindi un mistero perché il resto del mondo abbia evitato di rendere obbligatorio l’uso del casco caschi: da quasi ogni punto di vista, le leggi che imponevano l’uso obbligatorio del casco in bicicletta sono risultate essere un disastro.
Ci sono molte obiezioni alle MHLs: esse non decrementano i tassi di infortuni, ma scoraggiano il regolare uso ricreativo della bicicletta (in un'epoca caratterizzata da un’elevata percentuale di individui obesi) e vengono percepite come un'inutile e ingiusta intrusione nella libertà dell’individuo.

La prima critica alle leggi riguardanti il casco obbligatorio sulle biciclette è quindi molto semplice: non fanno ciò per cui sono state ideate.

Lo studio più esteso e completo sugli effetti reali delle MHLs sul tasso di infortuni appartiene al ricercatore australiano, Dr. Dorothy Robinson dell'Università del New England, che ha evidenziato come “le leggi che obbligano l’uso del casco scoraggiano l’uso della bicicletta ma non producono nessun miglioramento nelle percentuale di lesioni alla testa”.
Anche dopo 20 anni e molto tempo impiegato nella ricerca, non c'è ancora alcuna prova convincente che le leggi introdotte per rendere obbligatorio l’uso del casco in Australia abbiano ridotto il tasso di infortuni della popolazione.
 
Vi è certamente evidenza che indossare un casco porti una certa protezione nei riguardi di colpi alla testa, tuttavia il beneficio è limitato.
Gravi lesioni alla testa tra i ciclisti non sono particolarmente comuni, nel contempo i caschi non riescono a impedire tutti (o anche una percentuale elevata) di questi ultimi, piuttosto forniscono delle ulteriori marginali probabilità di diminuire tali lesioni.
 
Le cosiddette MHLs tendono a cambiare il comportamento della gente e la loro percezione del rischio.

Infatti alcuni ciclisti tendono a prendere maggiori rischi durante la guida con un casco piuttosto che senza, dall’altra parte studi hanno dimostrato che alcuni automobilisti guidano più vicini ai ciclisti che indossano un casco rispetto a quelli sprovvisti.

 Questa tendenza (sia dei ciclisti che degli automobilisti) a reagire ad un percepito aumento in sicurezza prendendo maggiori rischi è conosciuta come “compensazione del rischio” (risk compensation).

Da sottolineare come, l’uso di leggi riguardanti l’obbligatorietà del casco, riducono drasticamente il numero di ciclisti su strada, portando ad un aumento del rischio per coloro che invece rimangono utilizzatori della bicicletta: effetto riconosciuto per cui ad una diminuzione del numero di ciclisti corrisponde un aumento degli incidenti che li coinvolgono.

Non sorprende quindi che l’uso obbligatorio del casco abbia, attraverso uno dei precedenti modi, scoraggiato molti ad usare la bicicletta.
Al momento dell’introduzione, negli ani ’90, di queste leggi, il numero di viaggi in bicicletta è diminuito complessivamente del 30-40% complessivo, raggiungendo percentuali dell’80% per alcuni gruppi demografici, come ad esempio per le ragazze tra i 12 e i 19 anni.

Ancora oggi l’uso obbligatorio del casco è un importante fattore di dissuasione per l’uso della bicicletta.

Una recente indagine condotta dal professor Chris Rissel dell'Università di Sydney ha evidenziato come il 23 per cento degli adulti di Sydney sarebbe disposto a usare maggiormente la bici se l’uso del casco fosse facoltativo (una percentuale significativa dato che al momento soltanto il 15-20% delle persone usano regolarmente la bici) e che una modifica alle leggi MHLs per consentire a i ciclisti adulti una libera scelta porterebbe ad un raddoppio approssimativo dell’uso della bicicletta nella città di Sydney.

L’introduzione delle MHLs sono la ragione principale del fallimento di due sistemi pubblici di noleggio di biciclette in Australia. Brisbane e Melbourne sono le uniche due città nel mondo in cui convivono le leggi MHLs e il noleggio pubblico di biciclette: mentre in città come Parigi, Londra, Montreal, Washington DC e Dublino questi sistemi di noleggio si sono sviluppati enormemente, Brisbane e Melbourne mantengono ancora le percentuali più basse di utilizzo di tutto il mondo.
Per facilitare un incremento nell’uso della bicicletta la città di Sydney ha chiesto che la legislazione attuale riguardante l’uso obbligatorio del casco venga riesaminata.

Il ciclismo è genericamente un'attività sicura dove i benefici superano i rischi dovuti agli incidenti stradali con ampio margine. Una ricerca britannica indica come il numero di anni di vita guadagnati grazie all’attività fisica data dall’uso della bici superino il numero di anni di vita persi a causa delle morti durante l’uso della bicicletta di un fattore di 20:1.

Un recente studio sugli utenti del sistema di noleggio biciclette di Barcellona innalza questo rapporto a 77:1.

 Dato che le MHLs riducono drasticamente l’uso della bici e producono un leggero incremento di sicurezza (probabilmente quasi inesistente), è probabile che le leggi in questione creino solo un onere dal punto di vista finanziario e della salute sia sulla comunità che sul sistema sanitario.

In Australia i problemi di salute connessi ad una mancanza di esercizio fisico risultano essere un problema molto più grande delle lesioni alla testa dovute ad incidenti in bicicletta.

Secondo la Heart Foundation la mancanza di attività fisica causa 16.000 morti premature ogni anno, surclassando di forza i circa 40 decessi all’anno tra i ciclisti.
 
È poco ragionevole per i vari governi australiani cercare di incoraggiare l’esercizio fisico mentre allo stesso tempo si mantiene una legislazione che scoraggia ed impedisce alle persone di partecipare ad una semplice forma di esercizio quale è quella di andare in bicicletta.

Ogni anno la polizia emette decine di migliaia di multe per tutti gli australiani che si applicano in un'attività che non risulta essere di pericolo alcuno per qualsiasi altra persona o proprietà. Alcuni ciclisti inoltre sono stati incarcerati per essersi rifiutati o per non esser stati in grado di pagare multe legate al non uso del casco in bicicletta.
I ciclisti australiani che vogliono guidare senza casco sono impediti nel farlo, non perché è imprudente o pericoloso, ma semplicemente perché questa attività già sicura e sana di per sé, verrebbe resa (marginalmente) più sicura con l'uso di un casco.

Il miglior giudice di quando un casco sia realmente necessario non può che essere l’individuo stesso, in grado di valutare le particolari circostanze in cui si ritrova a pedalare. I ciclisti che in modo pacato e prudente usano le piste ciclabili o intraprendono brevi tragitti su strade locali potrebbero essere più inclini nel desiderare di sentire il vento tra i capelli.

Le MHLs non sono solo inutili e ingiuste, sono incoerenti: i pedoni e gli occupanti delle vetture occupano un numero di posti in ospedale per lesioni al capo decisamente maggiore rispetto ai ciclisti. Nonostante questo, poche persone sostengono che l’obbligatorietà di indossare il casco anche per chi cammina o guida sia essenziale per la loro sicurezza.

Dopo 20 anni, i risultati sono chiari: l'esperimento per rendere il casco della bicicletta obbligatorio non è riuscito.

Abbiamo bisogno di modificare la legge per consentire gli adulti la libertà di scegliere se un casco è necessario o meno quando sono in bicicletta.

Ancora alcuni scelgono di indossare caschi in qualsiasi occasione e questa è una decisione assolutamente ragionevole. Tuttavia in molte situazioni è perfettamente sicuro pedalare senza indossare il casco e l'Australia dovrebbe unirsi al resto del mondo, permettendo questa semplice libertà.

BIBLIOGRAFIA

[1] Robinson, D.L. (2006) No clear evidence from countries that have enforced the wearing of helmets,
British Medical Journal.
[2] Robinson, D.L. (2005) Safety in numbers in Australia: more walkers and bicyclists, safer walking and
bicycling. Health Promotion Journal of Australia.
[3] Rissel, C., Wen, L.M. (2011) The possible effect on frequency of cycling if mandatory bicycle helmet
legislation was repealed in Sydney, Australia: a cross sectional survey, Health Promotion Journal of
Australia.
[4] Rojas-Rueda, D. et al. (2011) The health risks and benefits of cycling in urban environments
compared with car use: health impact assessment study, British Medical Journal

2072.7

questi sono i km percorsi da sabato 7/7 ore 8.10 a sabato 28/7 ore 18.30.
al di là dei numeri mi porto nel cuore ben altre cose.
le persone incontrate, alcune sono fugaci sguardi , altre sono scambio di parole o indicazioni stradali, altre sono nuovi amici e conoscenze da coltivare, altre ancora sono persone che non rivedrò mai più. eppure sono tutte legate da un sottile filo che ho tracciato e che lentamente si sta già sfaldando. come è giusto che sia.
sta a me cercare di rinforzarlo e ricucirlo dove avrò la possibilità e la voglia. magari rimpinzando il mio diario di bordo.magari altro.

martedì 26 giugno 2012

il mezzo giro d'Italia

ovvero Verderio Roma Verderio! in bici. ovvio.
ah..già..chi mi ospita?



Visualizza Senza titolo in una mappa di dimensioni maggiori

pronto per il mezzo giro d'Italia

a breve si parte...
mancano un botto di cose! e pure il mio pc ha deciso di andare in ferie...disco rigido danneggiato: speriamo di recuperare almeno la tesi!

ecco l'andata.




giovedì 14 giugno 2012

critical digital mass per http://www.bici-initinere.info


Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Prof. Mario Monti,

Abbiamo molto apprezzato la nota con cui Lei il 14 maggio scorso ha dato sostegno alle istanze della campagna #salvaiciclisti sottolineando i vantaggi economici derivanti dall’uso della bicicletta in ambito urbano e definendo la bicicletta come “mezzo di trasporto “intelligente”, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale, sia a livello economico, dato che riduce sensibilmente i costi legati alla mobilità urbana, sia, aspetto non meno rilevante, per la salute degli individui.”
Infatti, in questo periodo di crisi economica, per ridurre i costi derivanti dalla mobilità, molte persone fanno sempre più ricorso all’uso della bici, anche per andare al lavoro.

Purtroppo nel nostro Paese coloro che decidono di utilizzare la bici per recarsi al lavoro, si trovano a confrontarsi con una legislazione che, non solo non incentiva, ma addirittura penalizza chi utilizza questo mezzo di trasporto. In Italia, in caso di sinistro durante il percorso casa-lavoro effettuato in bicicletta, l’INAIL riconosce al lavoratore lo status di “infortunio in itinere” “purché avvenga su piste ciclabili o su strade protette; in caso contrario, quando ci si immette in strade aperte al traffico bisognerà verificare se l`utilizzo era davvero necessario” [nota INAIL].
Mentre nel resto d’Europa l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto per recarsi al lavoro è sistematicamente incentivato e promosso, in Italia il lavoratore che decide di spostarsi senza inquinare e senza creare traffico, non solo non riceve alcun incentivo, ma deve farlo a proprio rischio e pericolo e senza tutele.

Allo scopo di mettere fine a questo anacronismo è in corso una campagna promossa dalla Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB) che chiede la modifica dell’art. 12 del D.Lgs. 38/2000 e di aggiungere al testo attuale la frase: “L’uso della bicicletta è comunque coperto da assicurazione, anche nel caso di percorsi brevi o di possibile utilizzo del mezzo pubblico”, esattamente come previsto per il lavoratore che si reca al lavoro a piedi.

La proposta della FIAB ha già raccolto oltre diecimila firme e ricevuto parere favorevole da parte di ben tre Regioni, tre Province e sedici Comuni tra cui Milano, Bologna e Venezia che ravvisano grande imbarazzo nel chiedere ai concittadini e ai propri dipendenti di usare la bicicletta senza poter garantire nel contempo adeguate tutele.

Con la presente chiediamo a Lei, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e ai Presidenti di Camera e Senato di voler intervenire al più presto per porre fine a questa discriminazione che non ha eguali in Europa e di accogliere questa proposta di modifica legislativa.

Per ulteriori informazioni sul tema dell’infortunio in itinere per il pendolare in bicicletta, Le segnaliamo il sito internet www.bici-initinere.info che è stato predisposto allo scopo di diffondere consapevolezza rispetto a questa campagna.

Confidando in una sua pronta risposta e auspicandoci condivisione nel merito,

cogliamo l’occasione per salutarla cordialmente



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Se anche tu ritieni che chi si reca al lavoro in bicicletta non debba essere vittima di discriminazioni invia questa lettera direttamente al Presidente del Consiglio, al Ministro competente e ai Presidenti di Camera e Senato: e.olivi@governo.it; gabinettoministro@mailcert.lavoro.gov.it; fini_g@camera.it; schifani_r@posta.senato.it.

Inoltre puoi contribuire alla diffusione di questa iniziativa attraverso il tuo blog, il tuo sito internet oppure attraverso il tuo account di Facebook o di Twitter.




mercoledì 11 aprile 2012

traffic camp, i(l) video

sono disponibili on-line tutti i video della giornata con annesse slides. qui

il link diretto alla mia presentazione qui.

sabato 7 aprile 2012

UTILI PRECISAZIONI SUL CONTROMANO

di seguito il comunicato del presidente FIAB:

BICI "CONTROMANO": NON FACCIAMO CONFUSIONE
IL PROVVEDIMENTO NON VA APPLICATO DOVUNQUE CREANDO ALLARMI E PROTESTE

ALCUNE PRECISAZIONI DEL PRESIDENTE FIAB, ANTONIO DALLA VENEZIA


Con riferimento alla notizia riportata da alcuni organi di stampa in modo equivoco o inesatto, in relazione al tema del “controsenso ciclabile”, ossia della possibilità di adottare il provvedimento di doppio senso per le bici su strade a senso unico a seguito di un parere del Ministero Infrastrutture e Trasporti, è doveroso precisare quanto segue:

1) non si tratta di una norma generale ed astratta, ma di un parere tecnico importante, atteso da tempo, che riteniamo utile e anzi fondamentale per lo sviluppo della ciclabilità e la sicurezza stradale ma che va applicato con saggezza;
2) l’applicazione nei singoli casi è competenza degli organi proprietari delle strade (nei nostri casi, solitamente, i Comuni), che devono valutarne l'applicabilità concreta alle situazioni specifiche, in presenza di condizioni particolari;
3) in assenza di diversa indicazione, continuano a valere le prescrizioni di rilevanza generale previste dal codice della strada che devono pertanto essere rispettate da tutti, ciclisti inclusi;
4) chiediamo a tutti gli organi di comunicazione di prestare attenzione a una corretta ed attenta divulgazione delle informazioni per non provocare letture distorte, frettolose e controproducenti che rischiano anche di vanificare la portata innovativa e di buon senso contenuta nel parere reso dal Ministero.

Già nel comunicato stampa FIAB di ieri veniva precisato che la circolazione delle bici non sarebbe stata consentita in controsenso dovunque ma, con provvedimento amministrativo del Comune, solo nei casi di  “strade larghe almeno 4,25 metri,  zone con limite di 30 km/h, zone a traffico limitato, assenza di traffico pesante".

Antonio Dalla Venezia
Presidente FIAB

mercoledì 4 aprile 2012

c'è un doppio senso...

Nel mio lavoro di tesi non avevo mai preso in considerazione questa possibilità (doppio senso riservato alle sole bici, nei tratti a velocità limitata ai 30km/h) in quanto non prevista dalla normativa. Rimane il fatto che al ciclista ciò che da' fastidio non è la velocità delle auto quanto il differenziale di velocita' tra bici e auto (che, in questo caso aumenterà di 30-40 km/h): quindi ora è veramente necessario calmierare le velocità dei veicoli a motore.

Una nota personale: gli spazi da condividere tra ciclisti ed automobilisti si stanno riducendo sempre di più. è necessario, anche a fronte di un incremento del numero di ciclisti impostare delle regole ferrere che tutti gli utenti della strada devono seguire! se non a breve inizierà un buon massacro. un automobilista indisciplinato si trova a confrontarsi con un sistema modellato sulle auto ma un ciclista indisciplinato si trova a confrontarsi con un sistema che si basa sulle tonnellate e non sui kilogrammi...


--------------FROM FIAB---------------

Si al doppio senso "limitato" alle biciclette nelle strade a senso unico: lo dice il Ministero.
Dalla Venezia, presidente FIAB: "Accolte le nostre proposte, finalmente prevale il buon senso"



La Direzione Generale per la sicurezza stradale del Ministero Infrastrutture e Trasporti, accogliendo una proposta della FIAB, ha dato parere positivo alla circolazione in bicicletta nei due sensi di marcia nelle strade a senso unico. Tale soluzione tecnica può essere applicata "su strade larghe almeno 4,25 metri, in zone con limite di 30 km/h, nelle zone a traffico limitato e in assenza di traffico pesante". Praticamente nella stragrande maggioranza dei centri urbani delle nostre città.

Il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia dichiara: "Siamo veramente soddisfatti e ringraziamo il Ministero per questa apertura verso la mobilità ciclistica. Ha finalmente prevalso il buon senso. E' evidente che la FIAB ha avuto ragione a battere sullo stesso chiodo. Da anni chiedevamo di consentire, nei centri urbani, il doppio senso di marcia nelle strade a senso unico. Alcuni comuni virtuosi e coraggiosi, come Reggio Emilia, hanno introdotto già questa soluzione che, di fatto, consente al ciclista di usufruire di tragitti più brevi, evitando di seguire i sensi unici pensati esclusivamente per le auto e che portano il ciclista a fare giri molto più lunghi. Praticamente una maniera per scoraggiare l'uso della bicicletta".

Ma cosa è successo in concreto? Lo spiega Enrico Chiarini, ingegnere, uno dei responsabili dell'Area Tecnica della FIAB: "La mia tesi, che porto avanti da anni, è che in attesa di un aggiornamento normativo fosse possibile comunque fare un passo in avanti promuovendo la conversione di alcuni sensi unici a doppio senso limitato alle biciclette, concedendo una direzione a tutti i veicoli e due esclusivamente alle biciclette. In Europa questa è una pratica molto diffusa. Basta girare nel resto d'Europa, per esempio, per vedere applicato sulla palina del segnale stradale delle strade ad un senso di marcia, un cartello integrativo con la scritta "eccetto bici". In Italia alcuni comuni hanno già adottato tale soluzione sia su strade singole che su intere zone dei centri storici regolati come le "Zona 30". Ma si tratta di mosche bianche. Il Ministero, finalmente, dando parere favorevole alla nostra proposta, pur con prescrizioni compatibili con i contesti urbani, di fatto ha offerto alle amministrazioni locali un nuovo strumento a favore del traffico ciclistico. Ma non è tutto. L'applicazione di tale soluzione consentirà il completamento a basso costo della rete ciclabile urbana di molti comuni italiani e di fatto offrirà al ciclista interessanti alterative a strade fortemente trafficate".

Per tutti gli approfondimenti tecnici: http://fiab-areatecnica.it/mobilita-ciclistica-urbana/sensi-unici/424-controsenso-in-bici-finalmente-prevale-il-buon-senso.html

lunedì 19 marzo 2012

video e slides di trafficcamp

come dice Maran, ci vorrebbe un traffic camp ogni sei mesi. molte idee e molte attività svolte in modo gratuito per la comunità. una giornata stupenda. E possibili collaborazioni all'orizzonte.

slides: http://www.slideshare.net/TrafficCamp

video: http://www.livestream.com/radiopopolare/video?clipId=pla_50ff902e-56ca-4b68-a6c1-6798e2b22bff&utm_source=lslibrary&utm_medium=ui-thumb

io sono a 1h10min, bikedistrict a 25min

Grazie ad Alessio e Paola per l'ottima organizzazione!

http://barcamp.org/w/page/51089824/TrafficCamp

lunedì 27 febbraio 2012

MOBIBIC A TRAFFIC CAMP

il 16 marzo farò una presentazione superveloce (5 minuti) del mio lavoro durante l'evento TRAFFIC CAMP.

Nel frattempo:

cities fit for cycling

via

http://www.feelgoodcsr.it/

oppure, per i fringuelli italiani tw